Supermarket distrutto a Kharkhiv |
Oggi sono andata alla Coop e in radio tra una promozione sui pannoloni per l'incontinenza e la ricotta pugliese la voce suadente della speaker invitava tutti all'acquisto di prodotti a marchio per sostenere l'Ucraina. Non voglio entrare nel merito del torto e della ragione, dal momento che ho sempre ritenuto assurdo sostenere la morte, la distruzione e l'acquisto di strumenti di devastazione per mettere fine ad un conflitto armato in cui muoiono civili senza colpe. Spegnere il fuoco con altro fuoco è antiscientifico e irrazionale. Ho sempre ritenuto che nel 2023 i tempi siano maturi per poter addivenire ad una soluzione diplomatica a cui dovrebbe partecipare tutta la comunità internazionale non coinvolta direttamente (almeno sulla carta). La recláme che "sostiene l'Ucraina" -le parole sono importanti- viene ripetuta più volte durante la giornata come fosse uno spot come un altro, mentre i consumatori si aggirano indisturbati fra gli scaffali cercando l'occasione migliore. Tra un barattolo di fagioli e una Simmenthal la gente continua a morire sotto le bombe, mentre la calda voce femminile cerca di convincerti che l'acquisto di una scatoletta di tonno aiuterà un bambino a sopravvivere ad un missile che, noi stessi alimentando questa guerra, gli stiamo recapitando sul tetto dell' asilo.
Inquietante, a dir poco, il jingle che separa l'annuncio di macabra solidarietà dall'offerta del mese sulle costine di agnello da prenotare al reparto macelleria per le festività Pasquali.
Nessuno sembra farci caso, i clienti continuano a vagare tra i reparti alla ricerca della "convenienza" tra un impiegato che sbuffa stufo delle sue condizioni di lavoro e il mendicante all'ingresso che chiede l'elemosina per i suoi figli in Senegal.
Perché la Coop sei proprio tu.