domenica 28 novembre 2021

Cara Greta, non te la prendere




Le immagini e l'audio non lasciano spazio ad alcuna interpretazione: il siparietto è disgustoso. Ma la cosa più disgustosa è quel  "non te la prendere" della cariatide in studio, più dell'esecrabile gesto del microcefalo che ha pensato bene di dare la pacca sul sedere a Greta Beccaglia. Nondimeno avrei voluto assistere alla pronta reazione del cameraman che come minimo avrebbe dovuto inseguirlo per dargli un colpo di microfono in testa.

Però, Gretina cara, cosa ti aspetti da quel mondo lì? 

Empoli-Fiorentina non è un buon posto dove esercitare i propri diritti di genere. 
E' il rischio del mestiere, l'esito di anni di  Mediaset, di programmi televisivi come Drive in o di uno show qualsiasi presentato da Pippo Franco, di film con Massimo Boldi, di cinepanettoni che sbancano al botteghino e di questa svilente cultura del nulla trasmessa da trent'anni a tutte le ore. Non che ci sia un sillogismo perfetto, ma non tutti hanno gli strumenti educativi, mentali e sopratutto evolutivi che gli consentono di capire che quello che fa Gerry Calà non si può fare senza consenso. 
Provo un profondo senso di avvilimento, non come donna, ma come essere umano, perchè purtoppo c'era da aspettarselo lì e altrove in questo mondo de-genere.
Perciò, cara Greta, non te la prendere, augurati solo che il fenomeno che ti ha dato la pacca abbia una moglie, sarà più efficiente di qualsiasi tribunale. 









venerdì 19 novembre 2021

Baratti


Sono nata il 3 novembre e sarei dovuta nascere il 2, ma mia madre a cui erano letteralmente scoppiate tutte le vene del corpo implorò il dottore di non farmi nascere "per i morti".
Il dottore, solo per questo, le disse che era completamente matta perché il morto poteva essere lei. E non sapeva che quando comunicò a mio padre di essere di nuovo incinta e lui le propose un baratto con una pelliccia qualora avesse abortito, lei rispose che questa volta "se lo sentiva" che ero femmina, che adesso era sicura perché glielo avevano annunciato personalmente le anime dei corpi decollati della chiesa sul ponte delle teste mozze di corso dei Mille.
L'ecografia poi le aveva annunciato che sarei stata il quarto maschio. 
Non ebbe il coraggio di dirlo a mio padre, coltivò quella che definì "una tragedia", in assoluta omertà.
Si tratta di una storia a lieto fine, tranne che per tutte quelle marmotte sacrificate inutilmente 38 anni fa che finirono nella pelliccia che nonostante tutto mio padre le comprò.