martedì 27 giugno 2017

#Aneddoti familiari: mia madre


Qualche anno fa possedevo una vecchia Opel Agila.
Era un bidone con le ruote. Pensate che avevo fissato gli specchietti retrovisori con delle viti. Spesso mi lasciava a piedi, ma questo passava il convento. 
Una volta accompagnai mia madre a comprare del cotone per l'uncinetto e sulla strada del ritorno accadde l'inevitabile: la macchina morì improvvisamente nel mezzo di un incrocio in pieno centro a Palermo. Ovviamente era l'ora di punta. Non potevamo scendere dalla macchina perché c'avrebbero falciate. Cercavo di attirare le attenzioni di qualche altro automobilista che ci superava a suon di "unni ta pigghiasti a patienti" e "unnuviri ca iè virdi". Disperata chiedevo aiuto dall'abitacolo per spostare la macchina a spinta (oltre a reagire alle parolacce in modalità scaricatore di porto). 
Ad un certo punto, mi giro verso mia madre in cerca di sostegno. Era stata troppo silenziosa fino a quel momento, il che destava sospetti. Infatti mi giro verso il lato passeggero e mi accorgo che stava lavorando all'uncinetto. Ebbene sì, fermi all'incrocio dei quattro Canti di città, con la gente che ci bestemmiava addosso, ed io che mi agitavo come una tarantola, lei con ingenuità da terza elementare mi dice : "volevo vedere come risultava il colore, che al sole si vede meglio. E poi che posso fare io". Rideva e non smetteva di fare catenelle. Mi sembrava un incubo, poi venne a salvarmi mia zia. Dalla galera.