mercoledì 30 ottobre 2013

Eau de munnizz


Adoro mangiare mentre cammino per strada, mi dà un senso di pace con il mondo. Soprattutto quando ad ogni morso sento i suffumigi della munnizza e i lezzi nauseabondi delle cagate canine.

martedì 29 ottobre 2013

Lei non sa chi sono io

La procura di Napoli è anche meglio del cabaret, soprattutto quando la teste sembra la versione femminile di Mario Merola e il PM durante la requisitoria mastica chewingum come un ruminante.
Il fatto: omicidio in concorso.
Mandante ed esecutore sono coimputati e fanno a scarica barile.
L'avvocato del mandante interroga la madre del killer. Il clima è molto teso.

"Signor giudice, io non mi sento tutelato, la teste continua a chiamarmi "signore, signore".Io sono l'avvocato io!Mi chiami avvocato!"

La testimone si gira verso l'avvocato e senza paura alcuna urla:
"E lei perché chiama a mio figlio assassino?"


Epic win. Lo stai facendo nel modo corretto.



Per la puntata completa:
La vendetta - Un giorno in pretura del 26/10/2013
Si tratta del caso Bonocore.

lunedì 28 ottobre 2013

Differenziamoci



Ho fatto a pezzi il mio vecchio materasso. Ho separato la parte tessile da quella metallica. Quest'ultima l'ho conservata appositamente per darla ai "cercatori di ferro" o rigattieri della spazzatura. L'ho tenuta un paio di giorni sentendo le urla di mia madre che non ne poteva più di avere questa grata in salotto. Ma oggi, oggi ho chiamato dal balcone il cercatore di ferro e subito gli ho chiesto se gli potesse far comodo. Sono scesa giù, l'uomo non sapeva come ringraziarmi prima. A momenti mi baciava le mani. Io quasi mi son sentita in colpa. Quanto gli frutterà? Una decina di euro? Giusto per garantirsi il pranzo oggi o la cena.

Differenziamoci, noi umani, che è meglio.

domenica 27 ottobre 2013

La salma è la virtù dei morti

Ci vuole salma e sangue freddo

“Non c'è matrimonio in cui non si piange e funerale in cui non si ride”, dice un vecchio proverbio Siciliano. Niente di più vero, matrimoni e funerali sono occasioni ghiotte per chi ama i piagnistei. Ai primi si piange di gioia, ai secondi di tristezza. Alle volte, è l'esatto contrario. Entrambi gli avvenimenti, inoltre, hanno in comune la conseguenza di farvi fare un bagno completo nel parentado che non vedevate dal matrimonio o funerale precedente.
I funerali siciliani vecchio stampo sono una della poche cose che resiste nella nostra tradizione, certo, non sono come li descrivono nei film “coppola&lupara”, sono molto peggio.
Intanto devi sperare che la buonanima non decida di dipartire di Venerdì; questo significherebbe che tutto il carosello finirà il Lunedì successivo.
La Notizia
“E' morto lo zio Pino”“Quale?”
In ogni famiglia made in Sicily che si rispetti, ci sono almeno due zii Pino. Quando si riceve una notizia simile, l'attimo di interdizione è d'obbligo, giusto per capire se addolorarvi o meno.
“Ah sì lo zio Pino, ma quanti anni aveva?”
“Non era tanto vecchio, aveva “appena” 96 anni”

La visita
Se il feretro è a casa, la maggior parte delle volte lo troverete apparecchiato in salotto, mentre i parenti in cucina litigano già per l'eredità. Se, invece, è in camera mortuaria, non fate come me, fatevi indicare prima con esattezza quello giusto.
“Povero zio, come è cambiato...”, dico alla signora bionda che piange lacrime amare. Tra me e me penso che sarà la figlia, ma non posso farle capire che non ho la minima idea di chi sia.
“E' stato un duro colpo per tutta la famiglia, siamo molto addolorati”, le dico.
La signora mi guarda storto, non capisco. Non capisco fin quando mi sento dare un colpettino alle spalle e sento la voce di mia madre, al limite della serietà, che mi dice: “guarda che hai sbagliato morto, lo zio è nella stanza accanto”.
Quando è così, dovrebbero mettergli al polso il braccialetto col nome, come ai bambini quando nascono.
La Messa
Il prete, la maggior parte delle volte, è un incrocio tra Mister Bean e Bruno Vespa. Si sfrega le mani ed è invaso dallo “spiritoso santo”. L'omelia è sempre degna di un libro di Coelho: “Perché la morte è la cosa migliore che possa accadervi nella vita”. Sticazzi, penso tra me e me.
“Perché voi, dovete farvi trovare pronti e felici nel momento in cui il Signore ha deciso di portarvi con voi” . Che dite, mi metto il vestito di carnevale? Per sicurezza mi faccio montare un catafalco al posto del letto?
Dopo 45 minuti del menagramo, la messa volge al termine nei due momenti clou de “lo scambiatevi un segno di pace” e dell' eucaristia.
Nel primo, tutti con risolino sulle labbra, imbarazzati come il primo giorno di scuola, si apprestano a stringere la mano alla persona più vicina. “Che ci ridi” , mi viene da pensare. La prossima volta mi spalmo la mano di colla e vediamo se ridi ancora, penso tra me e me.
L'eucaristia invece è il momento in cui si fa la passerella verso il corpo di Cristo. Corpo di Cristo, dentro la scodella. Una sfilata effetto domino. Un'occasione per fare lo sgambetto all'ultimo della fila per vedere che succede. Pio popolo che in Chiesa si batte il petto e poi arrivato a casa non saluta nemmeno il fratello per una sciocchezza.
Il cimitero
Nei paesi dell'entroterra, si usa fare il corteo dalla chiesa fino al cimitero. Una fiumana di gente, che a passo da processione, segue il feretro in religioso chiacchericcio. I funerali, come le processioni, nei paesi rappresentano un diversivo da non perdere. Mentre sei al corteo ti accorgi che, a parte gli stretti congiunti in pole position, le persone parlano di tutto tranne che di ciò che sta accadendo.
“Ma tu nella pasta al forno lo metti l'uovo”, sento alle mie spalle.
Oppure, riferendosi al de cuius: “ma tu lo sai che gli faceva le corna alla moglie, con la figlia del fratello del cugino acquisito di zio Corrado, nipote di Agata la pazza?” Insomma, meglio di Novella 2000: Esequie 2000.
Finito il carosello, si attende la tumulazione, ed esattamente come scarafaggi in fuga dopo aver acceso la luce, si ritorna a casa stremati e devastati in attesa della prossima notizia. Ok, adesso potete pure toccare ferro. Alla prossima. Amen.

sabato 12 ottobre 2013

Lobotomia, avrei preferito non saperlo




Quest' uomo che vedete in foto era Antonio Egas Moniz e vinse il Premio Nobel per la medicina nel 1949. Lo vinse per aver sperimentato una nuova tecnica di lobotomizzazione dei pazienti psichiatrici. La lobotomia consiste nella trapanazione di parti del cranio al fine di rimuovere parti del tessuto osseo per guarire malattie psichiche di vario genere, dalla nevrosi alla schizofrenia. L'inventore di questa tecnica fu un medico Svizzero, ma Moniz ebbe la geniale idea di iniettare l'alcol etilico. Questi interventi divennero sempre più frequenti nei manicomi di tutto il mondo, "perfezionandosi" di volta in volta. L'americano W. Freeman, addirittura, sviluppò una versione che prevedeva di raggiungere il tessuto del lobo frontale attraverso i dotti lacrimali. In questa forma di lobotomia, detta transorbitale, veniva usato un maglio per permettere al punteruolo chirurgico (ovvero una sorta di rompighiaccio lungo 20 cm e spesso 5 mm), detto orbitoclasto, di trapassare lo strato osseo appena al di sopra della palpebra. Il punteruolo veniva quindi mosso energicamente al fine di danneggiare il lobo frontale. Questa tecnica poteva essere eseguita ambulatorialmente, invece che in sala operatoria, e richiedeva soltanto pochi minuti.