mercoledì 29 settembre 2021

Sogno o son desta?

“The Astral Body”, oil on panel
 from Portland (Oregon) 
@markrogersart 
Ho cominciato a soffrire di disturbi del sonno ai tempi del liceo e tutt’ora durante periodi di forte stress ne soffro ancora, ho attraversato fasi nella mia vita in cui andare a dormire è stato letteralmente un incubo. Ci sono due posizioni in cui dormo, supina o perfettamente in equilibrio sul mio lato sinistro, che mi portano ad uno stato in cui il cervello sembra essersi svegliato, ma il mio corpo no. E’ una specie di limbo in cui riesco a percepire gli stimoli esterni, come il suono della zanzara che mi gira intorno o la luce che filtra attraverso le tende, ma non riesco a controllare né i muscoli, né la voce. 
In sostanza mi ritrovo in uno stato di paralisi che mi impedisce di fare qualsiasi azione, anche solo chiedere aiuto, mentre nel frattempo assisto a paradossali fenomeni allucinatori sonori e visivi. Sento un oppressione incredibile al petto, le mie gambe pesano 20 tonnellate, riesco solo a muovere i bulbi oculari e non riesco ad articolare la lingua. La parte peggiore di tutta la faccenda è l’enorme senso di panico che mi sommerge e l'assenza di fiato. Credo sia la sensazione di chi si reincarni in una statua. 
La prima volta che mi è accaduto ne ho parlato subito con l’ultima persona a cui avrei dovuto raccontarlo: mia madre, l’enciclopedia vivente delle superstizioni e dei santi a cui appellarti in caso di malocchio. Un po’ perché si divertiva, un po’ perché forse ci crede davvero, mi diede l’unica risposta che non volevo sentirmi dire: “sono gli spiriti maligni che cercano di mettersi in contatto con te”, poi continuò come nulla fosse a impastare la carne per le polpette. Lo ricordo come se fosse ieri, mentre con un indice davanti al naso mi intimava a parlare a bassa voce "perché ci sentono".

Avevo circa 14 anni ed il mio senso della realtà era abbastanza alterato dall' idiozia che ti colpisce nell’adolescenza. Erano gli anni in cui si scioperava contro la riforma del compianto Guido Gonella, in cui si occupava la scuola per boicottare la versione di greco e le uniche interrogazioni accettabili erano quelle alla tavola ouija

Da quel punto di vista, non ero proprio un’adulta precoce e quando mia madre mi rispose in quel modo ebbi una specie di tracollo mentale che peggiorò solo la situazione. Cominciai a fare ricerche per conto mio e quello che trovavo erano racconti di chi sosteneva di essersi sentito in questo stato mentre gli alieni lo esaminavano, di chi li chiamava viaggi astrali oppure di chi sosteneva che il loro spirito uscisse dal corpo e se ne andasse in giro per universi paralleli parlando con i cari estinti di Lovecraft.

Le mie esperienze allucinatorie per lo più sono uditive, sento rumori assordanti accompagnati da immagini orrorifiche, vedo ombre che cercano di strangolarmi e presenze che mi urlano nelle orecchie con la voce di Malgioglio o di  Giusy Ferreri. 
Altre volte sento proprio quella sensazione di anima che esce dal corpo, come nei più banali film del terrore, lasciando immobile sul letto l'involucro mortale che riesco a vedere e sentire pesantissimo dall’esterno. Quando ero più giovane cercavo di  spiegarmi  questi fenomeni alla luce del dualismo mente-corpo, poi ho scoperto che tutto questo manicomio di sensazioni è solo il malfunzionamento di alcuni meccanismi cerebrali, nello specifico di un segnale che dovrebbe arrivare sia al cervello che al midollo spinale, ma che a causa di un misterioso blackout arriva solo al cervello lasciando il corpo vittima dello sguardo di Medusa. In sostanza queste paralisi temporanee, determinate da un organo chiamato ponte di Varolio, mi impediscono di alzarmi e andare a lottare contro i lupi mannari, una sorta di sonnambulismo al contrario determinato da questo simpatico organo che abbiamo ereditato dai nostri lontanissimi antenati rettili. 

The Nightmare, 1871, Henry Fuseli
In realtà questi episodi durano pochissimi istanti, nella fase REM, ma la sensazione è quella di una lotta lunga ed estenuante per il risveglio. Più cerchi di comandare qualsiasi arto, più rimani piantato e immobile come un blocco di cemento. Nella fase più critica, anche se si tratta di 30 secondi che sembrano ore,  cerco di richiamami a tutte le forze zen  per mantenere la calma, ma gran parte delle volte vengo sopraffatta dal terrore di tirare le cuoia.  Gran parte delle volte penso "sto morendo", altre riesco a controllare le allucinazioni e a modificarle a mio piacimento, nonostante la mia parte razionale sia consapevole di quello che sta succedendo di là in cucina  mentre maledico quel caffè che avrei dovuto prendere prima di ritrovarmi a combattere contro il rettiliano che c'è in me. 

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