mercoledì 1 gennaio 2025

Lanterne cinesi

 

Vorrei fare un bilancio di fine anno, ma non ho sufficienti qualità narrative. Tuttavia una cosa voglio raccontarvela pure io. Ieri sera verso le 18, in pieno bombardamento, mi sono fatta cogliere da una delle mie idee geniali. Qualche giorno fa ho comprato una lanterna cinese, una romanticissima busta di carta che sfruttando il principio della mongolfiera si libra nell'aria creando un fantastico effetto wow da film romantico a noleggio a 3,99 su Amazon prime video. Uno di quelli dai titoli tipo "Il cuore nella nebbia" oppure "io e te sotto l'albero dell'amore". Insomma, roba più adatta ai figli sedicenni dei vicini di casa che a me, che già il 26 ho rificcato l'albero in cantina nel sacco nero, senza nemmeno toglier gli addobbi come da buona tradizione di famiglia.

Dunque decido mio malgrado, dopo un pippone sull'ecosostenibilità, di coinvolgere il marito che blaterava qualcosa sulla sicurezza, sui fiumi, sul festival delle luci di Loi Kratong in Thailandia.
Mentre io gli decantavo tutti i possibili scenari romantici del rilascio nell'etere, lui ha cominciato a colpevolizzarmi per la CO 2 immessa nell'aria e che con la mia lanterna cinese avrei contribuito a lasciare un mondo di merda a nostro figlio. Intanto scendevamo le scale ed io guardavo la mia lanterna cinese con il capo cosparso di cenere, ma oramai determinata a realizzare il mio obiettivo romantico o forse piromane.
Arrivati nel giardino del condominio, spazioso e con qualche albero secco, ci fermiamo in un punto abbastanza adatto allo scopo. Ci guardiamo, cioè io lo guardo in silenzio, tenendo sempre in mano  la confezione della lanterna da due euro comprata al LIDL e lui mi dice:
"Vorrai mica che l'accenda io?"
Inutile dirlo, sì.
"Cioè tu compri le stronzate ed io ora dovrei venirti dietro con questa idea da disagiati delle case popolari?"
Sì.
"Almeno hai preso l'accendino?"
Sì.
Gliene porgo uno antivento che sembra una fiamma ossidrica in miniatura. Una specie di Zippo tarocco con su disegnato un teschio ed una foglia di mariuana tricolore.
Va bene, mi dice, ti accontento solo perchè sto leggendo che è biodegradabile.
Spacchettiamo la confezione, comincia a dar fuoco alla piccola base combustibile fin quando ad un certo punto si accorge che il vento non è proprio a nostro favore, cosicché nel timore della tragedia che da lì a poco si sarebbe verificata invece di mollare il sacchetto di carta volante per paura che finisse tra gli alberi, si tiene attaccato alla base della mongolfiera, trascinato dal prepotente principio della fisica che lo porta dritto dritto sotto l'unico albero secco del giardino. La lanterna si impiglia e intrappolata tra i rami si accortoccia verso la fiamma  e propagandosi velocemente incendia i primi rami. Io ovviamente assisto alla scena in silenzio. Lui mi guarda in cerca di aiuto, ma io facendo il gesto di frugarmi nelle tasche dico di non trovare nulla. Naturalmente rido.
Il marito comincia a rovistare nel cestino dell'immondizia lì vicino alla ricerca di qualcosa, forse pensando di trovarci dentro un estintore per spegnere l'incendio, ma trova una bottiglia con qualche goccia d'acqua gettata da diosolosa chi. Dopo una serie di improperie e una doccia di immondizia, la lanterna si spegne da sola e nessun albero si è fatto male, mentre cercando di arrampicarsi per liberare l'amico prunus le mani gli grondano di sangue per la colluttazione.

Siamo saliti a casa, abbiamo curato le ferite. 
I miei propositi romantici e piromani sono finiti insieme al sangue nel lavandino, 
lui si sente in colpa. Pensa di avere esagerato, poi mi chiede cos'ho.
Niente, gli hi risposto: è che adesso mi sento solo un po' fiaccola.


domenica 22 dicembre 2024

Natale in casa Quartararo

 

Per quelli come me il Natale è un periodo in cui il leit motiv delle giornate è un continuo rimuginio della merda che hai dentro. Gli spot, l'atmosfera, le deliziose luci che addobbano le strade rappresentano una minaccia per l'equilibrio precario che ti invoglierebbe a prendere una buona dose Tavor per risvegliarti direttamente il 7 Gennaio.

Neanche quand'ero piccola riuscivo a godermi il momento, provavo solo un grande disagio e un enorme senso di straniamento, come se fossi stata adottata. Intorno a me il delirio: 15 cugini, 30 zii, una nonna uscita da un romanzo di Pennac e la percezione che nemmeno quell'anno avrei ricevuto Barbie Magia delle feste giacché era risaputo che Babbo Natale voleva bene di più ai bambini più ricchi e anche alle tue cugine che puntualmente ricevevano i giochi più in voga del momento. 

Il momento che detestavo di più era la cena. Il menù e le persone invitate erano sempre le stesse fin quando non hanno cominciato a morire come in Dieci Piccoli Indiani di Agata Christie e i natali successivi si trasformavano nella demprimenda commemorazione dell'ei fu. Più che Natale, la cena, tra un tortellino in brodo e il tiramisù di mia zia, diventava un 2 Novembre molto rumoroso.

Passavo gran parte del 24 sera a fissare l'albero di Natale pendente a casa di mia nonna, gran parte delle volte era lì che ci riunivamo. L'albero non veniva mai disfatto, lei lo conservava addobbato dentro un sacco dell'immondizia per poi tirarlo fuori l'8 dicembre completo di palline e luci. Lo sfoderava dalla enorme busta nera e dopo averlo brandito e sistemato alla bell'e meglio lo piantava sull'enorme vaso di coccio pieno di terra che stava tutto l'anno nel suo salotto.

Poi quando mia nonna esordiva con:"Giochiamo per far divertire i bambini" con gli occhi luccicanti, mentre tirava fuori dal reggipetto il suo bottino tintinnante di monete da duecento lire era il momento in cui sentivo più forte la sensazione di essere stata scambiata nella culla. Era il momento in cui mia nonna si trasfigurava in una ludopatica assatanata.

Mio padre che lo sapeva, adesso anche lui uno dei dieci piccoli indiani insieme alla matriarca, la faceva impazzire rigettando nella sacca i numeri che le avrebbero permesso di vincere e mia nonna che se ne accorgeva lo inceneriva con lo sguardo ricoprendolo di insulti.

Fortunatamente poi arrivava qualcuno che provvidenzialmente tirava fuori il set di panettoni, l'amaro Averna per digerire il panettone e il Brioschi per digerire l'amaro.

Insomma tutto oro che cola per poterci scrivere due o tre manuali di sociologia e pagarci uno che ti ascolta a 40 euro l'ora.

Anche quest'anno il mio punto di vista non è cambiato, il Natale è un' opinione. E la mia opinione è quella del tacchino e del roastbeef. 








martedì 10 dicembre 2024

In carcere


Quando ci viene richiesto, ci spostiamo in carcere per raccogliere denunce di nascita o celebrare matrimoni. Ogni volta che vado mi stupisco di quanto, quello oltre le mura blindate, sia un enorme quartiere in piena regola i cui abitanti non sono solo delinquenti, ma anche poliziotti, insegnanti, magistrati, medici, avvocati, addetti alle pulizie, uomini delle consegne. Una frenetica city in fermento, un via vai di professionisti della giustizia e della sicurezza, mentre incombe nell'atmosfera una coltre grigia come le sbarre alle finestre da cui sbirciano i carcerati. Qualcuna urla mentre l'aria esterna fra i bracci odora di lievito.

Quando incontro i detenuti mi stupisce sempre il loro accettare di essere anche condannati all'inerzia.
Mi stupisce come per questi ultimi l'essere privati della libertà sia un possibile stile di vita.
Poi poco fuori, al di quà delle mura, un chiosco con sulla porta d'ingresso: "Non si fa più credito a nessuno".
E ci credo.

giovedì 21 novembre 2024

Tu capitano

 Mentre li aiutiamo a casa loro passando dall'Albania, in ufficio si presenta una donna dagli occhi neri, grandi e umidi accompagnata da un mediatore, per dichiarare la nascita del suo bambino partorito morto. Mi fissava terrorizzata perché sfogliavo i documenti rilasciatigli dalla questura, mentre io avrei voluto abbracciarla e dirle tutto l'inutile di circostanza che non avrebbe capito. Le ho detto di stare tranquilla, che ora è al sicuro, e che ci saremmo riviste, ma sentivo di mentire.

Il bambino verrà seppellito qui a Torino, tra le montagne, risparmiato dal mare.

 
Foglio rilasciato dall'uff. immigrazione 
prime informazioni

lunedì 18 novembre 2024

Chi mi ha visto

 

Fa freddo, torno a casa dopo una giornata di lavori mentali forzati.  

Sotto una pensilina, ho mal di denti, aspetto il 3 da 15 minuti. Una donna sulla cinquantina mi fissa insistentemente:

"E pure mi ricordo di lei, io la conosco, mi pare di averla vista in televisione, é mica stata in qualche programma?"

"Sì, signora, a Chi l'ha visto"

Poi sono salita sul tram, le porte si sono chiuse. 
Ho continuato a fissarla attraverso il vetro, mentre il tram scivolava via verso la terra degli scomparsi.

lunedì 30 ottobre 2023

Dolcetto o Eterno Riposo?


Ogni volta che sento qualcuno lamentarsi di Halloween perché "troppo macabro" mi viene in mente quando in prima elementare le suore ci portavano ogni venerdì nella cappella della scuola a recitare l'eterno riposo davanti ad un crocifisso alto due metri con tanto di Gesù in scala 1:1. Gran parte delle volte rimanevo con la bocca cucita, e paralizzata dall'ansia, mi rifiutavo di pregare con grande disappunto di Suor Antonina, la madre superiora, che mi suggeriva stizzita talvolta un "dona loro Signore", talvolta uno "splenda ad essi la luce perpetua". Poi puntualmente spiegava ad alta voce come questa preghiera fosse impertante per i defunti eperchè gli avrebbe concesso di arrivare prima in Paradiso, una sorta di alta velocità per anime senza gps alimentata da lamenti di bambini. Intanto fissavo il crocifisso e nella mia testa mi figuravo parenti morti che per colpa mia sarebbero stati destinati a vagare per l'eternità nella quarta dimensione, come zombie invisibili pronti ad apparirmi all'improvviso in qualsiasi momento della giornata, specialmente mentre mi trovavo a giocare da sola con la mia Barbie magia delle feste.
La scuola ha chiuso definitivamente tre anni fa, con buona pace di Suor Antonina, che spero non vaghi anche lei nella quarta dimensione.

martedì 8 agosto 2023

Lanzichenecchi a Torino

Lanzichenecco
Oggi, come di consueto, ho preso l'autobus perché il tram è stato rimandato a settembre.
Il mio posto era in piedi nell'area per le carrozzine dei disabili, tra un sacco pieno di ciarpame contrafatto di un venditore abusivo e una donna in burqa con le unghie incastonate di luccicanti swarovski di plastica. Passeggeri ovunque, di ogni tipo, sembrava un vagone di deportati. L'aria condizionata era spenta e vicino a me sedeva una coppia di tossici che stava dirigendosi a Porta Palazzo.
T-shirt color muffa, jeans recuperati dai cassonetti, scarpe da ginnastica bucate, dread incatramati. E la lattina di birra Eurospin in mano, già mezza vuota alle 8 del mattino. Nessuno dei due portava la dentiera. Io indosso, malgrado il caldo, un vestito verde militare in puro poliestere, comprato l'anno scorso dai cinesi. Dal mio zainetto in plastica riciclata, preso coi punti della Coop, ho estratto il mio smartphone ed ho cominciato a leggere la posta elettronica sulla casella del lavoro, giusto per avere un'anteprima delle rogne che mi sarei ritrovata in ufficio.
Mentre facevo questo, costoro parlavano ad alta voce come fossero i padroni del vagone assolutamente incuranti di chi gli stava attorno:
"L' hai preso il metadone?"
"Sì che l'ho preso,ora con la birra... ma ora non ho voglia di andare a comprare il fumo e tu mi stai portando a Porta Palazzo..."
Nel frattempo l'autobus si riempiva di altre persone che inveivano contro l'amministrazione, Dio e il riscaldamento globale, mentre altri ragazzini ascoltavano musica neomelodica da avanzo di galera e ad un volume indecente.
Loro, tutti, erano totalmente indifferenti a me, alla mia persona, come se fossi un’entità trasparente, un ectoplasma, visto che ho passato il tempo a cercare di non farmi pestare i piedi. Per loro chi era costei? Un signora con la ricrescita, una psicopatica, una semplice impiegata morta di sonno che veniva da un altro quartiere e che non li interessava.
Arrivando alla mia fermata, Rondò della Forca, mi sono fiondata all'esterno cercando di autoespellermi il prima possibile. In apnea, non li ho salutati, li evitavo e fortunatamente mi evitavano, perché la verità è che tutti siamo fatti della stessa sostanza dei lanzichenecchi.



PS.  [Aneddoto] A Torino si narra che quando la figlia comunicò  a Gianni Agelli  di voler sposare l' Elkann,  "l'avvocato"  rispose: "tra tutti gli ebrei, che sono notoriamente intelligentissimi, tu hai scelto l'unico coglio**"