lunedì 30 ottobre 2023

Dolcetto o Eterno Riposo?


Ogni volta che sento qualcuno lamentarsi di Halloween perché "troppo macabro" mi viene in mente quando in prima elementare le suore ci portavano ogni venerdì nella cappella della scuola a recitare l'eterno riposo davanti ad un crocifisso alto due metri con tanto di Gesù in scala 1:1. Gran parte delle volte rimanevo con la bocca cucita, e paralizzata dall'ansia, mi rifiutavo di pregare con grande disappunto di Suor Antonina, la madre superiora, che mi suggeriva stizzita talvolta un "dona loro Signore", talvolta uno "splenda ad essi la luce perpetua". Poi puntualmente spiegava ad alta voce come questa preghiera fosse impertante per i defunti eperchè gli avrebbe concesso di arrivare prima in Paradiso, una sorta di alta velocità per anime senza gps alimentata da lamenti di bambini. Intanto fissavo il crocifisso e nella mia testa mi figuravo parenti morti che per colpa mia sarebbero stati destinati a vagare per l'eternità nella quarta dimensione, come zombie invisibili pronti ad apparirmi all'improvviso in qualsiasi momento della giornata, specialmente mentre mi trovavo a giocare da sola con la mia Barbie magia delle feste.
La scuola ha chiuso definitivamente tre anni fa, con buona pace di Suor Antonina, che spero non vaghi anche lei nella quarta dimensione.

martedì 8 agosto 2023

Lanzichenecchi a Torino

Lanzichenecco
Oggi, come di consueto, ho preso l'autobus perché il tram è stato rimandato a settembre.
Il mio posto era in piedi nell'area per le carrozzine dei disabili, tra un sacco pieno di ciarpame contrafatto di un venditore abusivo e una donna in burqa con le unghie incastonate di luccicanti swarovski di plastica. Passeggeri ovunque, di ogni tipo, sembrava un vagone di deportati. L'aria condizionata era spenta e vicino a me sedeva una coppia di tossici che stava dirigendosi a Porta Palazzo.
T-shirt color muffa, jeans recuperati dai cassonetti, scarpe da ginnastica bucate, dread incatramati. E la lattina di birra Eurospin in mano, già mezza vuota alle 8 del mattino. Nessuno dei due portava la dentiera. Io indosso, malgrado il caldo, un vestito verde militare in puro poliestere, comprato l'anno scorso dai cinesi. Dal mio zainetto in plastica riciclata, preso coi punti della Coop, ho estratto il mio smartphone ed ho cominciato a leggere la posta elettronica sulla casella del lavoro, giusto per avere un'anteprima delle rogne che mi sarei ritrovata in ufficio.
Mentre facevo questo, costoro parlavano ad alta voce come fossero i padroni del vagone assolutamente incuranti di chi gli stava attorno:
"L' hai preso il metadone?"
"Sì che l'ho preso,ora con la birra... ma ora non ho voglia di andare a comprare il fumo e tu mi stai portando a Porta Palazzo..."
Nel frattempo l'autobus si riempiva di altre persone che inveivano contro l'amministrazione, Dio e il riscaldamento globale, mentre altri ragazzini ascoltavano musica neomelodica da avanzo di galera e ad un volume indecente.
Loro, tutti, erano totalmente indifferenti a me, alla mia persona, come se fossi un’entità trasparente, un ectoplasma, visto che ho passato il tempo a cercare di non farmi pestare i piedi. Per loro chi era costei? Un signora con la ricrescita, una psicopatica, una semplice impiegata morta di sonno che veniva da un altro quartiere e che non li interessava.
Arrivando alla mia fermata, Rondò della Forca, mi sono fiondata all'esterno cercando di autoespellermi il prima possibile. In apnea, non li ho salutati, li evitavo e fortunatamente mi evitavano, perché la verità è che tutti siamo fatti della stessa sostanza dei lanzichenecchi.



PS.  [Aneddoto] A Torino si narra che quando la figlia comunicò  a Gianni Agelli  di voler sposare l' Elkann,  "l'avvocato"  rispose: "tra tutti gli ebrei, che sono notoriamente intelligentissimi, tu hai scelto l'unico coglio**"


venerdì 2 giugno 2023

La Repubblica è nuda

La Repubblica "vinse" per pochissimi voti e con molta probabilità il risultato del referendum fu  truccato.  In realtà metà degli italiani votanti la "subirono", continuando a lamentarsi fino all'altro ieri. Loro,  i figli politici di questa metà, i vassalli della nostalgia del  quando c'era lui pioveva solo quando uscivi con l'ombrello, non estinguendosi con la cultura, non curandosi con la ragione e la scienza, ma con l'incenso e l'eucaristia, si sono moltiplicati e si sono infiltrati attraverso le maglie larghe dei generosi diritti di libertà: ognuno è libero di esprimere liberamente il proprio pensiero. Anche se si tratta di una cazzata grossa quanto quella del discorso sulla razza. 
Oggi la Repubblica è ammalata e non c'è niente da festeggiare. Lo spirito di questo tempo, il nostro zeitgeist, è quello delle contagiose mele marce, delle infiltrazioni di muffa che corrodono le fondamenta di uno splendido tempio.
La Repubblica è nuda.

#festadellarepubblica

martedì 4 aprile 2023

La Coop sei proprio tu

 
Supermarket distrutto
a Kharkhiv


Oggi sono andata alla Coop e in radio tra una promozione sui pannoloni per l'incontinenza e la ricotta pugliese la voce suadente della speaker invitava tutti all'acquisto di prodotti a marchio per sostenere l'Ucraina. Non voglio entrare nel merito del torto e della ragione, dal momento che ho sempre ritenuto assurdo sostenere la morte, la distruzione e l'acquisto di strumenti di devastazione per mettere fine ad un conflitto armato in cui muoiono civili senza colpe. Spegnere il fuoco con altro fuoco è antiscientifico e irrazionale. Ho sempre ritenuto che nel 2023 i tempi siano maturi per poter addivenire ad una soluzione diplomatica a cui dovrebbe partecipare tutta la comunità internazionale non coinvolta direttamente (almeno sulla carta). La recláme che "sostiene l'Ucraina" -le parole sono importanti- viene ripetuta più volte durante la giornata come fosse uno spot come un altro, mentre i consumatori si aggirano indisturbati fra gli scaffali cercando l'occasione migliore. Tra un barattolo di fagioli e una Simmenthal la gente continua a morire sotto le bombe, mentre la calda voce femminile cerca di convincerti che l'acquisto di una scatoletta di tonno aiuterà un bambino a sopravvivere ad un missile che, noi stessi alimentando questa guerra, gli stiamo recapitando sul tetto dell' asilo.
Inquietante, a dir poco, il jingle che separa l'annuncio di macabra solidarietà dall'offerta del mese sulle costine di agnello da prenotare al reparto macelleria per le festività Pasquali.
Nessuno sembra farci caso, i clienti continuano a vagare tra i reparti alla ricerca della "convenienza" tra un impiegato che sbuffa stufo delle sue condizioni di lavoro e il mendicante all'ingresso che chiede l'elemosina per i suoi figli in Senegal.
Perché la Coop sei proprio tu.

giovedì 9 febbraio 2023

Lettera a me stessa

Ciao bimba, ho deciso di scriverti una lettera, ogni volta che penso a te mi viene da piangere e lo so bene il perché.  Sai, l' Agenzia delle Entrate mi conosce. È una bella sensazione venire ricordata quando mi dimentico delle scadenze. Poi sai, non piaccio proprio a tutti, ma va bene così, perché se fossi voluta piacere a tutti sarei nata pizza. Il tuo futuro? Una premessa: tutto quello faccio lo faccio per non farmi pignorare il quinto dello stipendio. Ma c’è una cosa che mi fa stare male in qualunque fase della mia vita, che mi accompagna ogni mattino dal gabinetto fino a dove lavoro. È un pensiero fisso nella mia testa: non sentirmi abbastanza dall'orecchio destro.  Cominciamo piccola Arianna, parliamo della tua vita. Crescendo avrai tanti momenti di felicità, ma anche alcuni tristi e sai cosa ho imparato? Che Babbo Natale vuole più bene ai bambini ricchi e che se nasci a Milano centro il tuo futuro lavorativo è più facile. Vivi quei momenti con tutta te stessa, piangi, arrabbiati, urla se devi, tanto non cambierà un ca*zo, ma almeno ti risparmi l'ulcera gastrica.  Un amico un giorno mi ha detto: "nessuno fa più la fila alle poste, scarica l'app, prenotati, affronta la vera sfida e di' al vecchietto davanti alla porta "ho l'appuntamento devo entrare".  Se sopravviverai, raccontaci la tua testimonianza. 
Sai? Ho un bambino bellissimo adesso, è stato meraviglioso non dormire per tre anni interi, raccogliere vomito e staccare, ancora oggi che ha sei anni, reperti di pasta stelline putrefatta appiccicata tra il muro e  il divano del salotto. Adoro pestare i lego a piedi nudi,  al mattino uscire di casa con le ciabatte per la fretta, urlare nel traffico davanti a lui che ripete soddisfatto le parolacce prima di scaricarlo davanti a scuola e correre a lavoro sfidando le leggi della fisica. Li senti tutti questi spifferi di sentimenti? È l'infisso rotto e se non ti metti la maglia della salute e mostri il tuo corpo ti viene la polmonite. Se  te la metti, invece, sembri una barbona.  Essere una donna non vuol dire avere solo una minigonna. 
Piccola Arianna,  le senti tutte queste emozioni? 
Ti vorrei abbracciare, ma non posso ho la cervicale.


giovedì 8 dicembre 2022

Albero di Natale in sessanta secondi

Ogni anno quando arriva il giorno dell'Immacolata penso sempre a mia nonna. Mia nonna non era quel genere di vecchina tutta rughe e tenerezze, era più simile ad un sergente dei Marines sopravvissuto alla guerra in Vietnam. Alta quasi due metri, quando camminava faceva tremare talmente la soletta che la rilevavano i sismografi dell'INGV. L'otto dicembre era il giorno in cui si doveva fare l'albero e tutti noi teneri nipotini ci attorniaviamo a lei per far sì che ancora una volta si perpetrasse il rito, la magia. Era un momento che noi piccoli delinquenti aspettavamo con ardore, il momento in cui lei tirava fuori da un enorme sacco della spazzatura l'albero già decorato l'anno precedente. In sostanza lei non lo disfaceva mai: arrivati al sette gennaio lo prendeva per come era, staccava la spina delle  luci "accendispegni" e lo rificcava  in un enorme sacco nero arrocandolo sopra l'armadio fino all'anno successivo. Questo autentico abete di puro pvc,  alto appena un metro,  non aveva nemmeno il piede di sostegno, tant'è che lo aveva piantato  dentro un vaso di coccio pieno di terra morta. Complessivamente pesava 300 kg.  Le palline  erano praticamente incatenate alle fibre dei rami come relitti del Titanic e le luci per metà fulminate sembravano l'insegna rotta di un bar nel Bronx. Avrebbe potuto prendere fuoco da un momento all'altro.  Ricordo come fosse ieri il momento in cui lei sfilava l'albero dal sacco come un coniglio dal cappello e lo appoggiava sul mobile del salotto con consapevole orgoglio.  Ogni tanto pendeva e lei lo raddrizzava come nulla fosse, per poi cedere definitivamente fermato solo dal muro.  Mio padre lo ribattezzò "l'albero di Pisa".  
Questa mattina mio figlio mi ha chiesto di preparare l'albero e attualmente continua a chiedermelo a ripetizione attuando l'infallibile tecnica  dello sfinimento. Gli ho appena detto che lo faremo, mentre nel frattempo sto cercando su Amazon  un sacco nero di un metro e ottanta per due. Dal Vietnam è tutto.

giovedì 1 dicembre 2022

Splendido splendente


Nei reel consigliati  su Fb spesso mi compaiono  tutorial su come detergere perfettamente i capitelli della credenza rococò, su come posizionare in modo carino il plaid sul letto, su come disinfettare il pavimento uccidendo ad uno uno i batteri chiamandoli per nome. Questi video sono fatti al 99% da donne che passano gran parte del tempo in casa a riprendersi mentre passano il mocio mostrando il loro lucido mobilio, la loro luccicante prigione. Queste donne vorrei abbracciarle tutte, vorrei dirgli: "Ehi, esci da quella casa! Se hai del tempo libero gioca di più con tuo figlio o col tuo compagno a cui non frega un cazzo se le fughe del gabinetto hanno il calcare!". Vorrei dirgli di abituarsi al sano disordine, di leggere un libro, di spegnere la televisione, di smettere di pensare che la casa le rappresenti, perché l' ossessione per le briciole non gli permette di prendere a morsi la vita. E che, se domani moriste all' improvviso, l'ultima cosa che avrete fatto prima di chiudere gli occhi per sempre sarà stata raschiare l'incrostazione di formaggio carbonizzato dal piano cottura.