giovedì 2 settembre 2021

Sicuri ma non troppo

Il legno di castagno è un legno duro e come tutti i legni duri: si spezza ma non si piega.
Quelli che vedete in foto sono due pali ricavati da questo rigidissimo albero che sorreggono uno dei due tunnel della miniera di mercurio di Levigliani in provincia di Lucca.
Il mercurio,  Hg per i frequentatori della tavola periodica, 80 protoni nel nucleo,  si presenta di color argento e insieme al bromo è l'unico metallo che a temperatura ambiente si trova allo stato liquido. 
Sicuramente ve lo ricorderete per le urla di vostra madre quando vi trovava a giocare allegramente con le "palline" che fuoriuscivano dal termometro rotto. Io ad esempio li rompevo di proposito per giocarci di nascosto, roba da servizi sociali.
Fino  a qualche decennio fa veniva anche utilizzato per l' amalgama delle otturazioni dentali, poi negli anni '90  fu comprovata la sua tossicità e ne fu bandito l'utilizzo indiscriminato.
Le esalazioni di mercurio, l'ingestione, il contatto,  determinano danni permanenti e irreversibili ai polmoni, ai reni e soprattutto al cervello. Il suo altissimo grado di neurotossicità danneggia la corteccia  -quasi come gli editoriali di Vittorio Feltri- ovvero la parte del nostro cervello che si occupa delle funzioni cognitive e se avvelenata a dovere conduce  alla morte, al delirio e alla pazzia nella migliore delle ipotesi. 

Spremere il  mercurio dalla roccia è un processo identico a quello con cui si distilla la grappa. Il procedimento avveniva all'aperto, attraverso l'affumicatura e la distillazione del composto minerale dal quale si estrae:  il cinabro. Si trattava di tritare e tostare come luppolo tonnellate di roccia per ricavare qualche chilo di mercurio tramite evaporazione. Non era molto redditizio infatti da una tonnellata e mezzo di roccia si ricavavano appena centocinquanta chili di mercurio. Se vi sembra molto, pensate che una bottiglia di acqua da un litro e mezzo, conterrebbe all'incirca 35 kg di mercurio puro. 
La tossicità di questo metallo era già riconosciuta in epoca romana:  Mitridate, re del Ponto, per prevenire i potenziali tentativi di avvelenamento e per rafforzare il suo sistema immunitario ne beveva un piccolo quantitativo ogni giorno, tipo actimel. Napoleone e Ivan il Terribile probabilmente furono assassinati proprio con una tisana al mercurio.  

Questo per dirvi che chi otteneva la concessione per una miniera di questo tipo era perfettamente a conoscenza dei danni che avrebbe causato ai lavoratori.

In Italia abbiamo dovuto aspettare il 2008  per ottenere una normativa direttamente applicabile, organica e moderna che non lasciasse spazio a interpretazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Si tratta del Testo Unico sulla Sicurezza che si preoccupa innanzi tutto di individuare il responsabile della sicurezza e poi di indicare tutti gli adeguamenti tecnici e formativi che i datori di lavoro devono garantire obbligatoriamente. 
Sulla carta è perfetto, nella pratica un po' meno, considerata la quantità di incidenti che avvengono giornalmente. La sensazione è quella di un perpetuo medioevo in cui il luogo di lavoro è pericoloso come una miniera e dove il profitto e l' indigenza costituiscono i piatti di una bilancia sostenuta da pali di castagno, come quelli incastrati nella volta del tunnel.
Il legno di castagno prima di spezzarsi scricchiola e quelle due putrelle avevano la funzione di allarme anti-crollo. Un ragazzino, che potremmo definire il responsabile della sicurezza, passava tutta la giornata con l'orecchio incollato al palo, come un indiano ai binari della ferrovia e mentre i minatori scavavano la montagna, qualora avesse sentito  crepitii minacciosi, avrebbe dovuto percorrere di corsa tutta quanta la galleria per avvisare del crollo imminente. In sostanza la vita di tutti i lavoratori della miniera dipendeva dall'orecchio di un tredicenne che ascoltava un palo di castagno. Se non morivi per le esalazioni, avevi buone probabilità di rimanere seppellito.

Fa venire un nodo alla gola pensare a quanti hanno perso la vita sotto le macerie, a chi è morto di stenti dopo lunghe malattie; mi pare quasi di vederli e sentirli. Vederli e sentirli. I minatori e i crepitii e i lamenti...
O forse, già che ci penso, devo farmi controllare l'otturazione della mola del giudizio. 

















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