Purtroppo però la poesia del territorio non riesce a fermare la prosa prepotente dell'industria estrattiva. Un'azienda Australiana (Alta Zinc Limited) si dice pronta ad investire migliaia di euro, per uno studio sulla presenza di minerali redditizi nella zona di Usseglio. Sembrerebbe che sotto quelle montagne ci sia tanto cobalto da fare invidia al giacimento più grande del pianeta che si trova in Marocco.
Il cobalto di colore bianco-argenteo ( dal greco "folletto", nome dato dai minatori tedeschi che incolpavano i folletti di far loro trovare un metallo inutile anziché l'argento), Co per i frequentatori della tavola periodica, 27 protoni, è un metallo di transizione ferromagnetico e molto duro che trova applicazione in vari settori da quello medico il cui isotopo viene utilizzato per il trattamento di alcuni tumori, a quello tecnologico delle batterie per le auto elettriche.
Gli esperti della ditta australiana hanno già provveduto a sopralluoghi e hanno già chiesto le autorizzazioni al Ministero della Transizione Ecologica e alla Regione (ente competente in materia) per poter effettuare analisi nei pressi degli ingressi delle vecchie miniere oramai in disuso dal 1700.
Quello delle attività estrattive, anche se ce lo immaginiamo in bianco e nero, è un settore imprenditoriale moderno e attivissimo : molti settori industriali dipendono proprio dalle materie prime ricavate. Si tratta di attività a enorme impatto ambientale sugli ecosistemi, sulle popolazioni e sul territorio, per di più sfruttando ingenti risorse idriche.
Il cobalto serve alla produzione di batterie al litio da destinare all'industria dell'auto elettrica, veicolo che ridurrebbe le emissioni nocive. Ma l'effetto sull'ecosistema dell'intero ciclo di produzione, fino allo smaltimento delle batterie esauste è davvero ecofriendly?
I media non sembrano dare molta importanza a questa notizia eppure si tratta di un'operazione di vasta portata, a pochi chilometri da noi, che potrebbe determinare un danno ambientale, ancora una volta di origine antropica, che si aggiunge a quello ipotizzato per i lavori della TAV.
Al momento sembra che tutte le strade percorribili siano vicoli ciechi, che ogni sistema che cerchi di arginare un problema ne alimenti un altro esponenzialmente non arginabile e soprattutto che ogni nuova tecnologia non sia mai sufficiente a onorare il debito perpetuo con il nostro pianeta.
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