Da quando mio figlio frequenta la materna convivo col continuo senso di colpa per avergli buttato disegni e lavoretti. Li tengo per un po', aspetto che se ne dimentichi e poi li faccio sparire. Sì lo so, sono un mostro e non faccio nulla per migliorarmi.
Mio figlio, 4 anni, non ama disegnare, probabilmente preferirebbe scavare in miniera o fare le scarpe per la Nike. Lo sa pure lui.
-"Boh, secondo te?"
-"Secondo me?! Ma lo hai disegnato tu!"
-"Si lo so, è che volevo sapere se lo avevo capito"
Quando mi mostra uno scarabocchio mi sento sotto pressione, come se mi stesse mostrando una macchia di Rorschach. Ho sempre la sensazione che mi stia mettendo alla prova. Gran parte delle volte non riconosco nemmeno cosa ha disegnato e leggo il suo disprezzo negli occhi, mentre già immagino di sentirlo a 15 anni che sbatte la porta mentre mi urla tu non mi capisci e che invece la madre di Edgardo sì che è una vera madre visto che gli ha conservato tutta la collezione di 187 rotoli esauriti di carta igienica a forma di coniglietti pasquali.
Adesso, a tutti i soliti lavoretti, si sono aggiunti quelli del giovedì, quelli prodotti sotto la direzione artistica del maestro di religione.
Giovedì scorso, quando sono andata a prenderlo a scuola e ci avviavamo verso casa, ha esordito con una domanda che mi aspettavo da un po':
-"A un cazzo tesoro mio, a un cazzo. A rendervi schiavi di una morale incoerente e mentalmente chiusi"
Scherzo. L'ho pensato ma non l'ho detto, e come faccio con tutte le domande esistenziali a cui mi sottopone a tradimento, ho rinviato la risposta ad un momento successivo, più o meno il 2037, quando sarà adulto e deciderà da solo di prenderne le distanze in tutta autonomia.
Arrivati a casa, come ogni giorno, ho aperto lo zainetto ed eccolo lì, il lavoretto di religione, una bella croce di carta in formato A4. C'ho messo un po' a capirlo, e anche a fare qualche gesto apotropaico, poi ho collegato il perché della domanda sull'ora di religione.
-"Sì mamma, visto che belli i teschietti in fila? Questa croce è per dirti che ti voglio bene"
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