giovedì 10 dicembre 2020

Vedo alberi, faccio presepi



-"Silvano, dov'è Gesù?"
-"Non lo so mamma, nessuno lo trova"


Vedo alberi di Natale da Ottobre. Vedo la gente che pubblica foto del proprio da Agosto. 
Quand'ero piccola non vedevo l'ora di farlo, adesso non vedo l'ora di disfarlo.  
Il mio abete di plastica, in pura fibra di pvc, l'ho comprato tre anni fa al LIDL.  Mentre pagavo,  la cassiera mi raccontava che alcune persone avevano comprato lo stesso albero e che subito dopo le festività natalizie lo avevano riportato in negozio per farne il reso. Praticamente lo usavano per le feste e poi lo restituivano per ottenere il rimborso. In quel momento pensai che dovrebbe funzionare così anche con i partner, li frequenti per un po' e poi entro trenta giorni se non sei soddisfatto lo riporti alla madre:
"Tenga signora, purtroppo non tiene abbastanza palle".

E' alto un metro e sessanta, l'albero dico, ogni tanto lo urto e gli chiedo pure scusa. Gli addobbi li ho accumulati negli anni, un po' rubando qualche pallina dagli alberi degli androni dei palazzi, un po'  comprandoli dal mio cinese di fiducia. Quando ero piccola adoravo le mele di polistirolo e i finti pacchetti regalo che puntualmente spacchettavo lasciandoli comunque appesi. 

Lo stendino
L'ho fatto in salotto per far compagnia allo stendino che in inverno si trova perennemente tra il divano e il termosifone. Infatti ho addobbato pure quello per creare un'atmosfera cordiale.
Il mio abete è uno di quelli che devi montare pezzo per pezzo, ramo per ramo, uno stillicidio. Il mio spirito natalizio si trasforma sempre in una potenziale seduta dall'esorcista. 

Mentre lo compongo penso già a quando dovrò disfarlo e mi viene in mente mia nonna materna, sempre lei, che  per ovviare alla noia di doverlo fare ogni anno, lo conservava già parato per la festa. Praticamente il 7 Gennaio lo infilava dentro un sacco nero, di quelli condiminiali per la spazzatura, e lo arroccava sull' armadio fino al Natale successivo, completo di addobbi. Ora che ci penso non aveva nemmeno un piedistallo, lo impalava dentro un enorme vaso pieno di terra rinsecchita,  tant'è che una volta si abbatté sul muro e ci rimase appoggiato per tutte le festività: l'albero di Pisa.

Gli alberi che vedo sui social sono invece tutti perfetti, sembrano usciti da una rivista d'arredamento, mi mettono un po' d'ansia. Diciamo che preferisco il presepe, anche se da un paio d'anni non c'è pace nella Betlemme di casa mia, per via del padrone di casa di tre anni con cui vivo. Quest'anno l'ho fatto con un po' d'anticipo, sotto la direzione tecnica del piccolo dittatore. Ogni tanto trovo omini Lego fra i pastorelli,  pecore riverse  nel muschio come colpite da una irreversibile epidemia di scrapie, alcune annegate nella fontana, altre seppellite tra i gerani con le zampe fuori che germogliano. Per giorni non ho trovato Gesù, gli avevo detto di toglierlo temporaneamente, poi l'ho ritrovato per caso in cucina nel cassetto delle posate, sotto il taglia castagne. L'ho immediatamente rimesso a posto, sulla sua culla in puro propilene, già nato, con buona pace di Salvini. 

Tutto sommato il  Natale è l'unica festa che sopporto perché è legata a ricordi bellissimi della mia infanzia. Gli assembramenti a casa di mia nonna,  il distanziamento sociale dopo i carciofi in pastella, la sfiga del lattante del mercante in fiera, il  rendersi conto che Babbo Natale voleva più bene ai bambini ricchi. 
Oggi mi emoziona come allora, mi fa riscoprire i miei valori più alti, tipo il colesterolo e la glicemia. 



























Nessun commento:

Posta un commento