Ci vuole salma e sangue freddo
“Non c'è matrimonio in cui non si piange e funerale in cui non si ride”, dice un vecchio proverbio Siciliano. Niente di più vero, matrimoni e funerali sono occasioni ghiotte per chi ama i piagnistei. Ai primi si piange di gioia, ai secondi di tristezza. Alle volte, è l'esatto contrario. Entrambi gli avvenimenti, inoltre, hanno in comune la conseguenza di farvi fare un bagno completo nel parentado che non vedevate dal matrimonio o funerale precedente.
I funerali siciliani vecchio stampo sono una della poche cose che resiste nella nostra tradizione, certo, non sono come li descrivono nei film “coppola&lupara”, sono molto peggio.
Intanto devi sperare che la buonanima non decida di dipartire di Venerdì; questo significherebbe che tutto il carosello finirà il Lunedì successivo.
La Notizia
“E' morto lo zio Pino”“Quale?”
In ogni famiglia made in Sicily che si rispetti, ci sono almeno due zii Pino. Quando si riceve una notizia simile, l'attimo di interdizione è d'obbligo, giusto per capire se addolorarvi o meno.
“Ah sì lo zio Pino, ma quanti anni aveva?”
“Non era tanto vecchio, aveva “appena” 96 anni”
“E' morto lo zio Pino”“Quale?”
In ogni famiglia made in Sicily che si rispetti, ci sono almeno due zii Pino. Quando si riceve una notizia simile, l'attimo di interdizione è d'obbligo, giusto per capire se addolorarvi o meno.
“Ah sì lo zio Pino, ma quanti anni aveva?”
“Non era tanto vecchio, aveva “appena” 96 anni”
La visita
Se il feretro è a casa, la maggior parte delle volte lo troverete apparecchiato in salotto, mentre i parenti in cucina litigano già per l'eredità. Se, invece, è in camera mortuaria, non fate come me, fatevi indicare prima con esattezza quello giusto.
“Povero zio, come è cambiato...”, dico alla signora bionda che piange lacrime amare. Tra me e me penso che sarà la figlia, ma non posso farle capire che non ho la minima idea di chi sia.
“E' stato un duro colpo per tutta la famiglia, siamo molto addolorati”, le dico.
La signora mi guarda storto, non capisco. Non capisco fin quando mi sento dare un colpettino alle spalle e sento la voce di mia madre, al limite della serietà, che mi dice: “guarda che hai sbagliato morto, lo zio è nella stanza accanto”.
Quando è così, dovrebbero mettergli al polso il braccialetto col nome, come ai bambini quando nascono.
Se il feretro è a casa, la maggior parte delle volte lo troverete apparecchiato in salotto, mentre i parenti in cucina litigano già per l'eredità. Se, invece, è in camera mortuaria, non fate come me, fatevi indicare prima con esattezza quello giusto.
“Povero zio, come è cambiato...”, dico alla signora bionda che piange lacrime amare. Tra me e me penso che sarà la figlia, ma non posso farle capire che non ho la minima idea di chi sia.
“E' stato un duro colpo per tutta la famiglia, siamo molto addolorati”, le dico.
La signora mi guarda storto, non capisco. Non capisco fin quando mi sento dare un colpettino alle spalle e sento la voce di mia madre, al limite della serietà, che mi dice: “guarda che hai sbagliato morto, lo zio è nella stanza accanto”.
Quando è così, dovrebbero mettergli al polso il braccialetto col nome, come ai bambini quando nascono.
La Messa
Il prete, la maggior parte delle volte, è un incrocio tra Mister Bean e Bruno Vespa. Si sfrega le mani ed è invaso dallo “spiritoso santo”. L'omelia è sempre degna di un libro di Coelho: “Perché la morte è la cosa migliore che possa accadervi nella vita”. Sticazzi, penso tra me e me.
“Perché voi, dovete farvi trovare pronti e felici nel momento in cui il Signore ha deciso di portarvi con voi” . Che dite, mi metto il vestito di carnevale? Per sicurezza mi faccio montare un catafalco al posto del letto?
Dopo 45 minuti del menagramo, la messa volge al termine nei due momenti clou de “lo scambiatevi un segno di pace” e dell' eucaristia.
Nel primo, tutti con risolino sulle labbra, imbarazzati come il primo giorno di scuola, si apprestano a stringere la mano alla persona più vicina. “Che ci ridi” , mi viene da pensare. La prossima volta mi spalmo la mano di colla e vediamo se ridi ancora, penso tra me e me.
L'eucaristia invece è il momento in cui si fa la passerella verso il corpo di Cristo. Corpo di Cristo, dentro la scodella. Una sfilata effetto domino. Un'occasione per fare lo sgambetto all'ultimo della fila per vedere che succede. Pio popolo che in Chiesa si batte il petto e poi arrivato a casa non saluta nemmeno il fratello per una sciocchezza.
“Perché voi, dovete farvi trovare pronti e felici nel momento in cui il Signore ha deciso di portarvi con voi” . Che dite, mi metto il vestito di carnevale? Per sicurezza mi faccio montare un catafalco al posto del letto?
Dopo 45 minuti del menagramo, la messa volge al termine nei due momenti clou de “lo scambiatevi un segno di pace” e dell' eucaristia.
Nel primo, tutti con risolino sulle labbra, imbarazzati come il primo giorno di scuola, si apprestano a stringere la mano alla persona più vicina. “Che ci ridi” , mi viene da pensare. La prossima volta mi spalmo la mano di colla e vediamo se ridi ancora, penso tra me e me.
L'eucaristia invece è il momento in cui si fa la passerella verso il corpo di Cristo. Corpo di Cristo, dentro la scodella. Una sfilata effetto domino. Un'occasione per fare lo sgambetto all'ultimo della fila per vedere che succede. Pio popolo che in Chiesa si batte il petto e poi arrivato a casa non saluta nemmeno il fratello per una sciocchezza.
Il cimitero
Nei paesi dell'entroterra, si usa fare il corteo dalla chiesa fino al cimitero. Una fiumana di gente, che a passo da processione, segue il feretro in religioso chiacchericcio. I funerali, come le processioni, nei paesi rappresentano un diversivo da non perdere. Mentre sei al corteo ti accorgi che, a parte gli stretti congiunti in pole position, le persone parlano di tutto tranne che di ciò che sta accadendo.
“Ma tu nella pasta al forno lo metti l'uovo”, sento alle mie spalle.
Oppure, riferendosi al de cuius: “ma tu lo sai che gli faceva le corna alla moglie, con la figlia del fratello del cugino acquisito di zio Corrado, nipote di Agata la pazza?” Insomma, meglio di Novella 2000: Esequie 2000.
“Ma tu nella pasta al forno lo metti l'uovo”, sento alle mie spalle.
Oppure, riferendosi al de cuius: “ma tu lo sai che gli faceva le corna alla moglie, con la figlia del fratello del cugino acquisito di zio Corrado, nipote di Agata la pazza?” Insomma, meglio di Novella 2000: Esequie 2000.
Finito il carosello, si attende la tumulazione, ed esattamente come scarafaggi in fuga dopo aver acceso la luce, si ritorna a casa stremati e devastati in attesa della prossima notizia. Ok, adesso potete pure toccare ferro. Alla prossima. Amen.
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