lunedì 20 maggio 2013

L'isolitudine

Non ricordo esattamente chi disse che noi umani, siamo delle isole- e francamente mi scoccia cercare su google; questa metafora dell' umano come essere a se stante e indipendente mi ha sempre turbata.
Se alcuni umani sono isole, altri sono delle corde. Ho conosciuto persone il cui leit motiv della loro vita è sempre stato il costituire legami. L'incapacità totale di convivere da soli col proprio io. Non è un giudizio di valore, solo una considerazione. 
Chi si inventò questa storia delle isole, probabilmente,  nemmeno arrivò a considerare l'isolitudine. 
Come spiegarla se non vivi circondato dal mare? L'isolitudine è una sorta di evoluzione della solitudine, tipica di chi vive circondato dal mare, un passo avanti. Uno stato di grazia e una maledizione.
E' molto più di uno stato d'animo: è un'emozione. Una turbativa perenne, un tumulto da anime in pena, boe nel mare interiore d'affanni, una procella senza fine. Non ho la minima idea di che origine abbia; forse la mancanza di un perimetro, forse l'idea di esser sempre ai confini del mondo, di dover affrontare il mare salato per raggiungere la "terra ferma" , forse perchè  le nostre radici permeano la crosta terrestre fino all'abisso. Poi penso: ma noi siamo uomini, non alberi! Gli alberi hanno le radici, noi invece abbiamo le gambe e possiamo andare dappertutto..
Provo a ricordare a tutte le volte in cui  sono partita el'isolitudine in realtà è sempre stata con me, invischiata fino al midollo, anche quando mi trovai in cima al Monviso e non vedevo l'ora di ritornare nella mia Itaca.


Il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo sanno ascoltare.
Giovanni Verga, I Malavoglia, 1881 

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