"Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l'ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto."
(Dante Alighieri, Inferno, canto III, 58/60)
Dante Alighieri, che era un guelfo bianco, avrebbe contestato a Celestino V di aver provocato, abbandonando il pontificato, l'ascesa al soglio di Bonifacio VIII. Viltade è un termine che Dante usa per altri personaggi come Esau o Giuda, per cui va contestualizzato all'interno della Commedia.
Circa quattro mesi dopo la sua incoronazione,Celestino, nonostante i numerosi tentativi per dissuaderlo avanzati da Carlo d'Angiò, il 13 dicembre 1294 nel corso di un concistoro, diede lettura di una bolla, forse appositamente preparata per l'occasione, nella quale si contemplava la possibilità di una rinuncia all'ufficio di romano pontefice per gravi motivi. L'esistenza di questo documento, il cui originale ad oggi non ci è pervenuto, è ancora controversa nella storiografia.
« Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe [di questa plebe], al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all'onere e all'onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale. »
Circa quattro mesi dopo la sua incoronazione,Celestino, nonostante i numerosi tentativi per dissuaderlo avanzati da Carlo d'Angiò, il 13 dicembre 1294 nel corso di un concistoro, diede lettura di una bolla, forse appositamente preparata per l'occasione, nella quale si contemplava la possibilità di una rinuncia all'ufficio di romano pontefice per gravi motivi. L'esistenza di questo documento, il cui originale ad oggi non ci è pervenuto, è ancora controversa nella storiografia.
« Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe [di questa plebe], al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all'onere e all'onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale. »
« Ego Caelestinus Papa Quintus motus ex legittimis causis, idest causa humilitatis, et melioris vitae, et coscientiae illesae, debilitate corporis, defectu scientiae, et malignitate Plebis, infirmitate personae, et ut praeteritae consolationis possim reparare quietem; sponte, ac libere cedo Papatui, et expresse renuncio loco, et Dignitati, oneri, et honori, et do plenam, et liberam ex nunc sacro caetui Cardinalium facultatem eligendi, et providendi duntaxat Canonice universali Ecclesiae de Pastore. »
Che strana coincidenza, eh?
Vi ricordo che nel giorno in cui Ratzinger annuncia l'abdicazione, ricorre l'anniversario della sottoscrizione dei patti Lateranensi, cioè l'11 Febbraio 1929.
Casualità? Illazioni? Complotto?
Che strana coincidenza, eh?
Vi ricordo che nel giorno in cui Ratzinger annuncia l'abdicazione, ricorre l'anniversario della sottoscrizione dei patti Lateranensi, cioè l'11 Febbraio 1929.
Casualità? Illazioni? Complotto?
Chi vivrà vedrà.
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