martedì 8 dicembre 2015

Natale e Mortale



Faccio parte di quella categoria di persone che andrebbe a dormire stanotte e si sveglierebbe il 7 Gennaio.
C'è da dire che ho visto negozi addobbati per le feste già il 2 novembre, un anticipo di un mese sulla vendita di palle, un anticipo di un mese per la mia ansia. I centri commerciali presi d'assalto e l'intramontabile colonna sonora di Bublè.
In questi giorni poi è scoppiata la polemica sul presepe, se farlo a scuola sia una cosa giusta o meno. Tutti hanno un' opinione più o meno chiara, a me tendenzialmente non me ne importa un fico secco.
A casa mia c'è incompatibilità assoluta tra il presepe e Tolomeo, il gatto che mi consente di vivere con lui. Ha già fatto fuori un alberello di stoffa e dilaniato un piccolo omaggio del salumiere a forma di stella cometa, sia mai me lo ritrovo seduto sulla capanna a brucare il muschio secco con Giuseppe e Maria sotterrati dal pelo.
Quando lo facevo a casa di mia madre, nel 


 
presepio, mi piaceva mettere personaggi alternativi come i puffi, i dinosauri, le svariate sorprese degli ovetti Kinder; una volta ho messo pure un piccolo gremlin di plastica, proprio nella culla, ad attendere la mezzanotte, sull'ovatta imbevuta d'acqua. Non vi dico l'immenso disgusto dei parenti da cui io, invece,  traevo un sommesso compiacimento.
Quest'anno, lo facessi, metterei un metal detector fatto di carta stagnola. Sulla soglia della stalla, davanti ai Re Magi. Sono iraniani, non mi fiderei.
Natale poi è la festa della famiglia, ci riunisce, ci si vuole più bene e ci si riavvicina. Poi se durante il resto dell'anno hai fatto schifo, poco conta. Si aspetta la mezzanotte, ci si ingolfa di cibo, si sorride davanti all'ennesimo pacchetto scartato che "ma che bella, ti mancava la diciottesima sciarpa color cachi, che è tanto allegra visto che  ti-vesti-sempre-di-nero".
So che ci vuole un po' d'ottimismo, che bisogna diventare più buoni, che è una festa positiva che si colloca nell'ultimo mese e che quindi ti ricorda che è trascorso un altro anno, un altro inesorabile passo in più verso la tomba. Non è fantastico? Quindi, alla luce intermittente di ciò che ho detto, quest'anno voglio darmi una possibilità e...faccio l'albero!  Tanto l'imitazione del cipresso mi riesce benissimo.












venerdì 20 novembre 2015

Isis: Palermo? La città più sicura

"Palermo" in lingua araba
Da un' intercettazione di due terroristi addestrati a Palermo.

"Tutto a  posto, ci vediamo alle 4 in punto a piazza Indipendenza"
"D'accordo, allora massimo per le 5 sono lì"
"Ok"


Sapete perchè Palermo al sicuro dagli attentati?
Immaginate il terrorista con lo zainetto esplosivo alla fermata della 101. Va da sé che l'attentato già porta un ritardo variabile dalle due alle tre ore.
Nell'ipotesi in cui riesca a salire sul mezzo dovrà augurarsi che qualcuno non gli freghi il contenuto dello zainetto, tra uno spintone e un altro della fine scolaresca in gita a San Giovanni dei Lebbrosi. Arrivato a destinazione, il terrorista con lo zainetto vuoto e non detonato, comincia a urlare "Dio è Grande", ma il castagnaro dell'angolo si intromette e: "Mustafá ca' sulu forza Paliermo, u capisti?".
A questo punto al piccolo terrorista non rimane che aprirsi una kebaberia o spacciare a Ballarò per il resto della sua vita.
Ora, immaginate che sei Mustafà, provenienti da sei punti diversi della città, debbano darsi appuntamento per farsi saltare in aria contemporanemente, dandosi un appuntamento alle 4/5.

A proteggerci dagli attentati, contrariamente a quanto ci dicono i giornalisti, non è la mafia, ma il traffico, quello con la T maiuscola.



giovedì 12 novembre 2015

Quando la musica era. Lezione di qualunquismo musicale

Oggi la musica non è più arte, ma un bene di consumo. Più consumatori, più veritá, più il prodotto si vende. La massa assetata di idoli è la garante del successo di un artista, il marketing grande cocchiere di un esercito di pecore.

Un tempo le voci femminili cantavano in modo volutamente smorfioso per sottolineare il lato per così dire "pink" dell'interpretazione. Erano rari i casi come J. Joplin o come le voci "scure" alla Nina Simone o Billi Holiday che ti facevano tremare l’ipotalamo. Gli uomini ci davano dentro, penso ad Elvis o a Johnny Cash, che sembravano lasciar intendere: “Hey baby guarda quanto sono maschio anche quando canto, mi stanno per scoppiare i pantaloni", che attenzione non ha nulla a che vedere col sessismo o diritti gay e che il tuo dio mi fulmini in caso contrario. Oggi, invece, le donne si sforzano di cantare con voce caricaturale, imitando gli uomini, cercando aria nei bassifondi polmonari, e dal momento che devono dimostrare di avere le "palle", povere animelle, battono il piedino in terra per caricarsi come tori: dai, dai Elisa celapuoifare , un’altra nota e sei svenuta. Penso alle nuove star italiane quali Emma Marrone, Anita Amoruso, Giusy Ferreri che vola metricamente da mi l’ ano fino a Bangkok con la bombola d’ossigeno stroboscopica attaccata al citofono. E i maschietti? I cantanti di genere “male” rimangono, senza soluzione di continuità, vittime dell'onda pop londinese di fine anni ‘90 che ha generato orde di eunuchi cloni, completamente appiattiti su sonorità da seminario. Fragili virgulti ad ali di gabbiano, bisognosi di coccole e rassicurazioni. Il fenomeno si è propagato come la febbre spagnola : James Blunt, Bruno Mars, Jason Mraz, One Direction, Mengoni boscaiolo, stuoli di youtubers efebici, o quell'altro di cui non mi ricordo il nome perchè per me è sempre il cantante dei Coldplay. Non c’è niente da fare, tutta colpa del marketing, infettivo come la febbre spagnola, giunto nei porti dalle stive, propagandosi prima tra i topi avvantaggiando navigazioni che avrebbero meritato l’avaria o l’ammutinamento.

giovedì 15 ottobre 2015

Disegni di legge

E ci ritroviamo ventenni che si credono Renzo Piano,  poi vai a spiegargli che non basta un talent.
Mi sembra già di sentirla su Real Time: "Mia madre appendeva i miei disegni mentre faceva  udienza. E' una passione che mi porto dentro  dall'asilo".
Peccato che alle esecuzioni mobiliari, gran parte dei creditori procedenti sono Equitalia e Banca Ics; i debitori, dei poveracci che non son più riusciti a pagare i loro prestiti. Pignorati fino al midollo.
Ma la signora giudice, onoraria e tatuata, sentiva l'impellente bisogno di comunicarci qualcosa. Qualcosa di importantissimo che ci ricordasse quanto siamo fortunati in Italia, con questa classe dirigente di genitori radical.
D'altronde tutti noi, da sempre, avremmo preferito vedere i graffiti  della piccola scolara piemontese,   piuttosto che un volgare crocifisso che ha scomodato pure i giainisti dell'India rurale.
Tuttavia il tenore evocativo del brocardo "la legge è uguale per tutti", sembra quasi un elemento di disturbo per i disegni, tanto che, già che c'era, poteva appiccicarli direttamente sulla scritta.
Ah, comunque, scattare le foto in tribunale è vietato.


lunedì 21 settembre 2015

Quando non c'era il Bimby

Ogni volta  che leggo in una ricetta che  "è meglio usare il Bimby",  mi vien voglia di fare lo sciopero della fame con Pannella.
Il Bimby, per chi non lo sapesse ancora, è un elettrodomestico multifunzione, che  a detta delle più, è in grado di mettervi a letto pure i bambini cotti.
A primo impatto sembra l'apparecchio per l'aerosol della PIC e invece frulla, impasta, affetta, ramazza, cuoce, omogenizza meglio della Plasmon. Il costo varia tra i mille e i millecinquecento euro, ovviamente dilazionabili a rate da addebitare sul conto corrente del marito.
Intendiamoci, non che mi sembri assurdo che un elettrodomestico da mille euro sia utile, ma a leggere le ricette delle cuoche 2.0, sembrerebbe  che se non  possiedi questo aggeggio, non sarai mai in grado nemmeno fare una salsa di pomodoro decente.
Io ho scoperto l'esistenza di questo indispensabile collaboratore domestico solo un paio di anni fa, eppure è in vendita da circa cinquant'anni. Lo produce la stessa ditta del Folletto, quell'altra aspirapolvere da duemila euro.
Oramai è talmente diffuso che sono state  pensate (?) ricette esclusivamente per chi lo possiede, come quando con il boom del microonde le case editrici sfornavano ricettari ad hoc tipo "Cucina cinese a microonde" oppure "I mille usi del microonde", tra cui scaldarci la ceretta e asciugare i calzini.  Se in sostanza  non ce l'hai, senza Bimby, sei destinato a mangiare di merda.
E allora mi viene in mente mia nonna che possedeva un unico attrezzo multifunzione: il mattarello.   Lo usava sia per stendere la pasta, sia per stendere noi nipoti impestati che non le davamo tregua.
"Un volume da sogno" (cit)
Mi ricordo la preparazione dei buccellati, biscotti ripieni di marmellata di fichi fatta in casa, tipici della Sicilia diabetica. Alle donne di oggi, la loro preparazione è consigliata solo dopo aver fatto almeno un anno di psicoterapia preventiva.
"Voglio fare i buccellati", proclamava mia nonna con due settimane d'anticipo.  
Silenzio tombale, neanche avesse detto portatemi in braccio a Roma, perchè  quel "Voglio" significava anche che qualcuno si sarebbe dovuto immolare con lei.
La preparazione impegnava la cucina tutta: tavolo, 4 fuochi, forno, asse da stiro e piano della lavatrice.  Con tutta la  forza bruta dei suoi bicipiti, la nonna impastava meglio di una betoniera, una specie di frolla di cemento, la stendeva con il mattarello multifunzione e intanto faceva la sauna vicino al bibigas che sfuocherellava allegro nel giorno dei morti.
Nell'Italia dei cuochi, dove proliferano più trasmissioni di cucina che notiziari, mi sembra quasi assurdo che esista un sottobosco di fanatici della cucina per bimby. Provate a immaginare se la trasmissione della Clerici si basasse solo sull'elettrodomestico, oppure il più fortunato reality Masterchef, con i concorrenti che piangono davanti all'apparecchio, mentre il giudice-chef belloccio li carica di miseria: "Non hai pigiato play al momento giusto. Squalificato".  
Il piacere del cucinare nasce proprio dal tempo che gli dedichi, all'atto in sé del toccare con le mani gli ingredienti, dell'odorare, del mescolare. Dosare con maestria, rimanere seduti davanti al forno come davanti alla TV, sbagliare perché hai messo troppa farina e mangiare mattoni, ustionarsi le dita perché non si è di amianto, infine farti fare i complimenti per come hai cucinato, prendendoti il sudato merito di aver  soddisfatto qualcun'altro.
La cucina unisce, aggrega e ci rallenta, ed è proprio questo che la rende speciale. 
E mia nonna? Avesse avuto il Bimby? Sicuramente non mi ricorderei dei buccellati e lei lo avrebbe usato come paiolo per bollire le mutande, dosando con maestria l'azolo.




-Per approfondire l'argomento vi consiglio di leggere William Galt,  che il Bimby l'ha pure avuto, suo malgrado.








martedì 15 settembre 2015

Nesli, ma chi è?


Mondadori di via Micca, ore 14.00
Sabato scorso sono andata alla Mondadori, vicino Piazza Castello a Torino, per acquistare un libro. Percorrendo la strada per raggiungere l'entrata, mi accorgo che una fila lunghissima di ragazzi in età da Cocoricò, attende riversa sul marciapiede.
Ci sarà qualche reading promozionale, penso.
Mi avvicino, attraverso la folla per arrivare all'ingresso e mi accorgo che una ragazzina tiene in mano un libro, sta ripassando un capitolo con impegno- che nemmeno io all'università quando ho sostenuto l'esame di Procedura Civile- e soprattutto piange come una prefica. Come minimo c'è Umberto Eco, ripenso.
L'occhio mi cade su una copertina e  riesco a leggere il nome dell'autore: "Nesli".
Ma-chi-è-Nesli? Mi domando.
Più avanzavo verso l'ingresso, più la bolgia  pressava per accaparrarsi la pole position. La security riusciva a contenerli con estrema difficoltà.
Sono entrata dal lato non riservato, quello per i clienti normali, ho guardato sulla locandina affissa alla cassa le informazioni sull'evento. C'era la sua fotografia, presa direttamente dal casellario giudiziario di canale 5.
L'artista si trovava al piano di sotto, l'ingresso alle scale era presidiato da due buttafuori senegalesi che sembravano degli armadi a muro. Due ragazze cercavano di corromperli, per entrare subito, spiegando che era troppo importante per loro arrivare prime davanti al loro idolo cioè tu non puoi capire. Gli armadi a muro le guardavano dall'alto, tentati di mollargli un pugno in testa per piantarle sulla moquette. Le Femmine volevano un bacio e l'autografo, i Maschi batti cinque rága troppo figo.
Non mi capacitavo di tanto fervore, quindi ho immediatamente cercato su Google chi fosse questo Muesli.
Scopro quindi che Nesli è l'anagramma di Lines, come gli assorbenti, è che si tratta di un cantante rap italiano, fratello di Fabri Fibra con cui non parla più,  che ha deciso di scrivere un libro autobiografico dal titolo "Andrà tutto bene",  come il suo ultimo disco. Leggo anche che nel 2008 ha sparato ad un suo amico per errore, mentre giocava con la sua pistola.
un tweet
Arrivata a casa allora ho provato ad ascoltare qualche brano, leggere qualche canzone, in cerca dell'illuminazione che m'avrebbe fatto comprendere il perché di cotanto seguito. Il risultato è stato, che invece dell'illuminazione, ho spento l'abatjour e il PC, per andare a dormire col tipico senso di dispersione cerebrale di chi si sente fuori tempo.

Ma non  mi preoccupo, andrà tutto bene.






giovedì 10 settembre 2015

Perchè Bruno Vespa ha fatto bene con i Casamonica

Sul rapporto tra giustizia, informazione e opinione pubblica ho discusso la mia tesi di laurea e il mio convincimento rimane sempre lo stesso: i giornalisti devono informare e i magistrati devono giudicare, ognuno nei rispettivi luoghi di lavoro. Tuttavia il confine tra dovere di informazione e tutela della segretezza, nella fattispecie quella delle indagini,  è davvero labile in tutti gli Stati di Diritto. Soprattutto, nell' Italia dei guinnes dei primati positivi, questo confine non esiste proprio. Infatti, sovente ci ritroviamo  magistrati che presidiano i talk-show per fare gli opinionisti e giornalisti, che trascinando il carro dell' opinione pubblica davanti ai buoi dello scoop, hanno creato il quarto grado di giudizio dopo la Cassazione: la Televisione.
Due sere fa a Porta a Porta, il programma condotto da Bruno Vespa, sono stati invitati i Casamonica, famiglia di zingari abruzzesi, lo sottolineo solo perché la devota figlia del de cuius, Vittorio Casamonica, ci teneva particolarmente a comunicarlo alla nazione. Naturalizzati laziali e ap'papà,  a quanto risulterebbe dai numerosi procedimenti a carico di svariati parenti, non contestati nemmeno dal loro legale di cui non riescoa immaginarne le parcelle, tengono in ostaggio mezza Roma, delinquendo e scorrazzando per tutti i capi di imputazione del codice penale. Estorsione, scommesse clandestine, assegni a vuoto (oramai depenalizzati), usura al 200%, spaccio di stupefacenti, tutto alla luce del sole capitolino senza che nessuno dica nulla, ad insaputa dei più, soprattutto del sindaco che se c'era dormiva.
Intendiamoci, qui si parla di dinastie intere ben dislocate nello spazio-tempo, mica di un clan gitano che è sul territorio ad uso transitorio. Si parla di radici nel cemento.
Ma noi italiani, naturalizzati europei, abituati a dormire il sonno di chi c'era, fin quando i criminali non ci sfilano davanti in pompa magna col un carro funebre maestoso e con un elicottero che sorvola uno spazio aereo proibito, e non è  una metafora, ci crogioliamo nel beneficio del dubbio. Il senso di legalità per l'italiano medio, fosse una carta dei Tarocchi, sarebbe rappresentata dal Socrate capovolto "io non so di sapere".
Invece, l'altra sera, in seconda serata, è accaduto l'inevitabile: si è dispiegata davanti a noi, inesorabile, La Verità dei fatti. La verità che ci dà fastidio, quella che ci fa venire il voltastomaco, quella che ci fa sentire rassegnati, quella che ci fa pensare: perché nessuno fa niente. In che mani siamo? Mani sporche e mani pulite, il distributore del sapone s'è rotto, è fallita la ditta.
E allora, a quel punto, si è sollevato il coro dei perbenisti radical shock che  si esprime sui social col vocione tipico della tirannide della maggioranza:
"Bisogna fare le indagini nei tribunali!", infatti il magistrato Sabella,ospite la sera successiva, stava a legger codici in cancelleria.
"Avete legittimato dei criminali a parlare in tv! E' uno sQuifo!",
E, scusate, chi li avrebbe legittimati a delinquere?
Bruno Vespa?






giovedì 27 agosto 2015

Natura morta con Barbie

Chissà quanti sogni, quante aspettative, quanti capricci. E poi eccole lì riverse, come morte, le Barbie esaurite, scariche di desideri. Alcune guardano in basso, altre guardano il cielo, in attesa che qualcuno compri un sogno di secondo mano.

Eccola la Barbie esaurita, la Barbi-turici.

lunedì 24 agosto 2015

Walt Disney è stato surgelato?

Come molti di voi, quando non ho nulla da fare, erro in pena fra le voci di Wikipedia facendomi una cultura su cose assolutamente inutili. Cliccando a catena sugli iperlink da "Periodo Cretaceo", non so come,  son finita alla voce "Walt Disney". Leggendo fra le curiosità relative alla sua vita ho scoperto che non solo il re dei cartoni animati era un razzista antisemita, ma che  secondo alcune voci insistenti all'epoca della sua morte, il suo corpo sarebbe stato ibernato e messo a giacere Disneyland, negli scantinati al di sotto dell'attrazione dei Pirati dei Caraibi.
Facendo una ricerca più approfondita, ho scoperto che secondo alcuni complottisti, Disney avrebbe annunciato la volontà di farsi ibernare criogenicamente già nei suoi lungometraggi animati più famosi. Il lungo sonno della Bella Addormentata e il sarcofago di Biancaneve sorvegliato dai fidi nani, non sarebbero altro che la metafora di quel progetto di surgelamento a cui si sarebbe sottoposto.
Per chi non lo sapesse, la criogenesi non è altro che l'imbarattolamento e con­ge­la­mento del corpo subito dopo la morte, in attesa che la Scienza futura trovi il modo per risvegliarlo. La sospensione crionica fu messa a punto da un professore universitario americano, Robert Ettinger, che come prima "paziente" utilizzò la madre. Freud avrebbe scritto tre tomi in merito.
Ettinger negli anni settanta fondò addirittura una società , la Cryonics, tutt'ora attiva, che si occupa di di conservare in azoto liquido corpi di persone decedute e subito vetri­fi­cate a temperature di  meno 223 gradi. Per recuperare i fondi, già negli anni 1965-66,  il professore inviò 200 lettere agli uomini più importanti degli USA, illustrando tutti i fantastici vantaggi di questa operazione, un po' come su Media Shopping. "Sarcofagi in cristallo di Bohemia con alza-vetri elettrici", magari. Tra i destinatari di queste lettere  promozionali vi fu anche Walt Disney, che a quel tempo molto malato e in procinto di morire, potrebbe essersi lasciato convincere dallo scienziato pazzo, in barba alla meno fantasiosa possibilità che le sue ceneri riposino al Forest Lawn Memo­rial Park di Glendale.

Ad oggi, la Cryonics, non sembra di godere di buona salute, poiché la crisi economica ha stranamente travolto anche questo settore. Infatti molti corpi verranno decongelati come filetti di platessa e tumulati, visto che il costo per il trattamento -senza optional- parte dai 120mila dollari. Hanno lanciato una campagna di ibernazioni lowcost, magari a casa propria, accanto ai bastoncini di pesce.

"Amore, prendi il gelato? E' dietro tua madre".
Il tema del conservazione criogenica è molto attuale, basti pensare al quella teoria che vorrebbe congelare gli astronauti per i viaggi interplanetari o all'ultimo film della Disney Frozen dove nel regno di ghiaccio tutto è possibile.
Ettinger è morto nel 2011, e manco a dirlo, s'è fatto surgelare pure lui accanto alla seconda moglie e alla madre. La prima moglie l'avrà messa sottaceto.
Walt Disney è morto invece nel Dicembre del 1966.


"Bian­ca­neve rimase molto, molto tempo nella bara, ma non impu­tridì:
 sem­brava che dor­misse, 
 per­ché era bianca come la neve,
 rossa come il san­gue e nera come l’ebano"      




mercoledì 12 agosto 2015

Tampax alla vodka, le nuove frontiere dello sballo

Purtroppo la risposta sembrerebbe esser "sì".
Importata dagli USA, è una moda che in Italia riempie le questure- soprattutto quelle pugliesi- di spacciatrici,  che negli anfratti dei locali notturni distribuiscono assorbenti interni inzuppati di super alcolici.
A detta delle fruitrici, ma anche dei fruitori dal momento che il tampax può anche essere inserito su per il plesso emorroidale, l'effetto sballo sarebbe immediato e prolungato nel tempo. Tuttavia il risultato più vantaggioso- a detta di queste piccole scienziate-  sarebbe che al rientro in casa l'alito vi odorerà ancora di latte e che quindi vi sarà risparmiato  l'eventuale cazziatòne. L'importante, a quel punto e almeno per i maschi, sarà non scorreggiare.
Solo una piccola controindicazione: puoi morire.




lunedì 13 aprile 2015

Come raggiungere Catania da Palermo

L' A19  è, scusate "era",  l'autostrada che collegava Palermo e Catania con un percorso di 191 km, attraversando anche Enna e Caltanissetta. Purtroppo dopo un piccola serie di dissesti che han fatto crollare il viadotto sulla Palermo-Agrigento e pure il ponte del Primo Maggio, anche l' A19 è collassata come un soufflé cotto male. 
Pertanto, considerato il lieve disagio,  per raggiungere Catania, si potrà serenamente percorrere la confortevole statale che passa da Agrigento, un po' come se da Torino voleste raggiungere Milano passando da Bologna. Oppure, dal momento che anche il viadotto agrigentino inaugurato a Natale e crollato a  Capodanno potrebbe causare qualche rallentamento, potrete intraprendere l'altra confortevole statale a Nord che vi porterà a destinazione in sole 5 ore, come un Mosca-Tokyo.
In alternativa, se non avete voglia di andare in macchina, potete fare scalo a Fiumicino.






 Ultima ora: Sicilia Est e Sicilia Ovest. L'autostrada è crollata, domani verrá sollevato il muro che dividerá per sempre Catania e Palermo. Per l'occasione Delrio farà erigere, sui resti del viadotto, una riproduzione in scala 1:1 della Porta di Brandeburgo. Il ministero annuncia che sulla quadriga sovrastante l'opera architettonica verrà apposta una statua bronzea di Crocetta.



sabato 21 febbraio 2015

Ode al lecchino

"Ogni mattina in Italia un lecchino si sveglia e sa che dovrà leccare più di un altro lecchino.
Ogni mattina l'altro lecchino si sveglia e sa che dovrà leccare più di prima.
Non importa tu chi sei: tu continua a leccare!" (Motto Africano)

Il lecchino è una specie del genere umano, involuzione del sapiens, che si è diffusa fin dagli albori della società italica. Il lecchino- che non a caso fa rima con becchino- altresì conosciuto come lustrascarpe o leccaculo, vive omogeneamente in tutto il territorio nazionale, da Portopalo di Capopassero a Gorizia, e spesso in biosimbiosi col capoufficio. Diversamente dalle altre specie sopravviventi essa non è in via d'estinzione, bensì si moltiplica  con un certo vigore, come l'influenza a Dicembre.
Il suo areale preferito è vario: la Pubblica Amministrazione, la Scuola, l'Università, i posti di lavoro e talvolta anche le assemblee di condominio (ma questa è un altro link di Wikipedia).
Le sua statura può variare e le sue sembianze possono essere molteplici, anche se uno studio sui resti fossili di questa specie ha messo in evidenza una costante diminuzione della massa celebrale in concomitanza di una crescita sproporzionata della cavità orale- atta a contenere il muscolo linguale sviluppatosi nel tempo.
E' una specie dalle abitudini squisitamente diurne, ma anche mattutine, serali e notturne. Insomma, non si ferma mai.  Esso trae la sua linfa vitale dall'approvazione di un suo superiore gerarchico, di un personaggio pseudo famoso o di un politico, determinando stati psicofisici alterati alle persone che lo circondando, portandole alla follia omicida.
Si inchinano, fanno complimenti, portano la borsa altrui, lavorano gratis, applaudono concitati  a supercazzole con scappellamenti vari, tutto per ottenere in cambio qualsivoglia beneficio ad esempio una pacca sulla spalla. Oggi si avvalgono anche dei mezzi informatici più diretti, i social network, cliccando compulsivamente "mi piace" a frasi senza senso del potente di turno o pubblicando status degni dell'accademia del chupa chups.
Il loro sport preferito è il salto da palo in frasca, infatti librano soddisfatti da un partito politico ad un altro, volteggiano spensierati dal rosso al nero infischiandosene di ciò che il resto dell'umanità possa pensare di loro. La loro dignità è spesso equiparata a quella degli avvoltoi o degli sciacalli.
La prime tracce documentate della specie risalgono a Mario Rapisardi che alludendo al Carducci per la sua ode alla regina Margherita lo definisce "adulatore servile di gonne real umil lecchino" (l'ode era praticamente un salamelecco ben unto per la regina savoiarda; alcuni sostengono che ne fosse innamorato, altri sostengono che era un vero e proprio lacchè della Corona ). Altre tracce che evidenziano la storica diffusione dell'organismo le troviamo in Ennio Flaiano, che si esprime con un "a furia di leccare, qualcosa sulla lingua rimane sempre", che conferma ancora la tipica tradizione italica.
Lo stato endemico della problematica, quindi, affonda le radici in tempi assai remoti e tutt'oggi è palpabile, basta che usciate di casa Lunedì per gli incontri ravvicinati più soddisfacenti.
Il razzismo nei loro confronti rappresenta una piaga sociale largamente condivisa, da tutti coloro che urlano a denti stretti " ma come fa- il leccato- a non accorgersene?".
Già, come fa.
Forse perchè certe volte si desidera piacere a tutti.
Altre volte: vaffanculo.





venerdì 23 gennaio 2015

Caponata col dado. Star fa lo spot e i siciliani si arrabbiano

Paghiamo il pizzo, viviamo nell'anarchia amministrativa, baciamo le mani, ma ci ribelliamo se la Star fa uno spot - che peraltro manda belle immagini di Palermo fino a Gorizia- in cui la finta chef di turno, e la finta mamma, stanno ai fornelli tra melanzane e capperi e mettono il dado nella caponata.

Con tutto il rispetto per la caponata, ma la stessa verve insurrezionale non potremmo tirarla fuori quando il nostro esimio Presidente della Regione assiste da Ponzio Pilato al licenziamento di 556 operai della Cala?
Oppure quando scopriamo che per pagare i vitalizi agli ex deputati, la Regione Sicilia stacca  300 assegni per l'ammontare di 19 milioni di Euro?
Pensate che dopo anni di duro lavoro alla Regione Sicilia, passati tra il Bar e i permessi ricostruzione unghie, un vitalizio può raggiungere anche i 10.800 Euro al  mese.

Mi rendo conto che non si tratta di nulla di nuovo, non è uno spot in visione nazionale, non è un talk show, è solo la nostra dignità, che nel brodo - sempre lo stesso- c'è finita già da tempo. Altro che dado.